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Michaela Biancofiore e le dimissioni a sua insaputa

Creato il 06 ottobre 2013 da Tafanus
Biancofiore-tettona-largeLe mie dimissioni accettate? Non ho ricevuto alcuna comunicazione in merito”. Sono le tre del pomeriggio e Michaela Biancofiore, amazzone tra le più amazzoni di Berlusconi, non risponde al telefono. Si comunica per sms.

“Possiamo sentirci?” “Aspettiamo di capire se questa cosa è vera”. “Questa cosa” è appunto il fatto che le sue dimissioni da Sottosegretario sarebbero state accettate dal presidente del Consiglio, Enrico Letta, come scriveva ieri La Stampa.

“Io parlo solo innanzi a fatti”, dice lei. Sì, però s’è dimessa.

“Che mi sia dimessa è vero, come tutti e 5 i ministri del Pdl quando è arrivata la richiesta di Berlusconi di ritirare la delegazione ministeriale”. E qui sta il punto: a dimettersi sono stati i 5 ministri e 2 sottosegretari, la Biancofiore stessa e Simona Vicari. Letta ha respinto le dimissioni dei 5, e la Vicari ha revocato le sue. La Biancofiore invece no. E così il premier “ha ritenuto di doverle accettare”, come spiegano da Palazzo Chigi.

Insomma la bionda bolzanina quarantatreenne che parlando di Berlusconi si è spinta a dire “ha il difetto di amare le donne, ma almeno non è come Marrazzo che va a transessuali” alla fine risulta l’unica dimissionaria tra ministri e parlamentari.

Peraltro, a sua insaputa, come s’affretta a sottolineare anche in una nota ufficiale: “Apprendo da alcuni articoli di stampa la notizia che le mie dimissioni sarebbero state le uniche a non essere respinte e dunque a essere state firmate dal presidente Letta al quale ho regolarmente votato la fiducia. Non avendo ricevuto alcuna notizia ufficiale mi riservo di commentare la questione se e quando sarò in grado di avere cortesi conferme o smentite in merito”.

Visto che tali dimissioni non sono state da lei revocate, né respinte come quelle degli altri, in realtà sono operative. Ma perché Palazzo Chigi ha accettato solo le sue? Nessuna spiegazione ufficiale dallo staff del premier, solo una battuta “fate voi”.

Evidentemente il presidente Letta non s’è lasciato sfuggire l’occasione di liberarsi di una sottosegretaria che s’era subito dimostrata un boomerang. Fresca di nomina con delega alle Pari Opportunità, mentre il mondo omosessuale protestava viste le sue note posizioni in materia, disse che “i gay si ghettizzano da soli”. Niente di meno rispetto alle affermazioni che aveva fatto in passato. Per esempio: “Non c’è solo l’eterosessualità ma anche una sessualità diversa che oggi, purtroppo, è estremamente comune”. Oppure: “Le unioni gay? Non sono assolutamente una priorità per gli italiani”.

La comunità gay alzò le barricate. Tanto che Letta si vide costretto a cambiarle le deleghe: via quelle alle Pari opportunità, dentro quelle allo Sport. Ecco con quale grazia (e quale grammatica) lo scorso 5 giugno difendeva Berlusconi, paragonandolo a Leonida:

“Noi termopiliani, berlusconiani eroici, di fronte al tentativo di annientare il loro capo rispondiamo ai vari Serse che ci intimano di gettare le armi “Molon Labè” venite a prenderle, se ne siete capaci”.

Lei evidentemente non ha imparato la lezione. Ma Letta sì.

(Di Wanda Marra)

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